Adotta
un alveare: bollettino n. 9.
21
maggio 2012.
Eccoci
qui, buongiorno.
Scrivo,
quindi piove; oppure: piove, quindi scrivo.
Che
vi devo dire: ho il camino acceso, fuori piove, sia io che le api
abbiamo approfittato di una schiarita per uscire: loro a depurarsi, a
bere e prendere acqua per nutrire la covata, frenetiche e convulse,
chè sapevano sarebbe durato poco; io, che speravo in una schiarita
definitiva, ho messo mano all’orto, ancorché fracico: mi sono
inzuppato.
L’acacia
è infine fiorita, e ci sta piovendo sopra, senza prendere in
considerazione il freddo che fa. Azzardo una previsione: quest’anno
faremo un bel millefiori, di quelli che si facevano una volta, quando
non si stava lì tanto a disquisire; il miele è quello che risulta
dall’annata, un po’ come il vino, spesso diverso, con annate
buone e altre meno buone.
Ricordate
lo scorso anno? Avevamo fatto cinque tipi di miele: dal più chiaro,
l’acacia, che in queste foto sembra acqua, a quello nero, la melata
di quercia; guardate un po’…
Beh,
quest’anno non credo proprio che sarà così. Ogni annata porta,
in diverse situazioni, diversi risultati, e, visto che le nostre api
sono stanziali, ci tocca fare con quel che abbiamo attorno; e, per
quanto mi riguarda, va bene così.
Staremo
a vedere. La situazione, ora, è che, a famiglie in parte pronte,
ho sovrapposto il melario e loro, povere, han ben cominciato a
importare nettare, ed i primi due giorni andavano e venivano dalle
piante di robinia ch’era un piacere, anche se solo nelle ore calde,
cioè a dire dalle dieci-undici alle tre. Poi, ancora, freddo e
pioggia, mannaggia.
Quest’anno
nessuno ha fatto la danza del sole?
Aggiungo
un po’ di legna nel camino e vi saluto.
Adriano.
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