Adotta
un alveare: bollettino n. 11.
3
agosto 2012.
Buongiorno,
eccoci qui, a confermare la frequenza, davvero assidua!, di
diffusione di queste righe.
Abbiamo
smielato, e, come previsto, abbiamo un ottimo millefiori; la maggior
parte dei telaini erano arcobaleno: acacia, tanta davvero, contornata
da ricami di tiglio, di un bel color rosato, castagno, giallo scuro e
altre varietà. Ho isolato un po’ di telaini, quelli che si
presentavano omogenei, e un poco di acacia c’è, invero, ma la più
parte è confluita nel millefiori.
Ora,
ben chiuso nei maturatori, il miele riposerà per almeno tre
settimane, verrà schiumato e mescolato in giorni di fiori e infine,
verso la fine del mese di agosto, imbarattolato e consegnato.
A
proposito dei millefiori così chiari che paiono acacia, vi racconto
un episodio.
Anni
fa, e per parecchio tempo, ogni anno partecipavamo ad un concorso di
mieli dei Parchi Liguri, e ogni anno, dopo selezioni e analisi,
c’erano le premiazioni. Per la cronaca, abbiamo sempre passato le
selezioni, per l’umidità, la purezza, la non contaminazione, e via
dicendo; sempre ottenuto riconoscimenti e spesso anche il massimo
concesso: le “tre api”, che poi sui diplomi, massima onta, per
svista del tipografo, erano in realtà tre vespe…
Consegnando
i campioni di miele, l’apicoltore dichiarava se fosse acacia,
millefiori, melata.
Sul
mercato, si sa, l’acacia è ritenuta un miele di maggior pregio.
Un
anno, siccome io smielo tutto da solo, e mi guardo telaino per
telaino, avevo presentato un campione di acacia, uno di millefiori
chiarissimo, uno di millefiori scuro. Il secondo era davvero
chiaro, ma durante le operazioni di smielatura i telaini aperti
contenevano chiaramente acacia, davvero bella quell’anno, e
ciliegio, rosato e profumato. Ero contento di presentare un
millefiori davvero raro. Ebbene, mi hanno cassato sostenendo che
avevo dichiarato il falso: quel millefiori era invero acacia, secondo
i giudici; strabiliavo: la mia acacia, presentata contestualmente,
era molto più chiara: quell’anno era al livello di quella dello
scorso anno, e ve la ricordate, praticamente bianca. Non ci fu
nulla da fare: avvenne uno scambio di lettere, fra me ed il
presidente della giuria, nelle quali sostenevo le mie ragioni,
oltrechè il concetto che, di solito, per imbrogliare si fa
l’opposto, si presenta, cioè, un millefiori chiaro per acacia.
Nulla: mi presi anche dell’incompetente, non andai a ritirare i
premi ottenuti per gli altri campioni e smisi di andare a quel
concorso, anzi, a qualsiasi tipo di concorso.
Da
qualche parte mia moglie ancora conserva i diplomi, e un anno anche
La Stampa, inteso come giornale, parlò di noi: o vanitas vanitatum!
Ma
le api se ne fregano di queste cose, e ora sono totalmente dalla loro
parte.
Le
nostre han lavorato egregiamente, nonostante tutto: hanno prodotto,
in totale, molto più miele dello scorso anno, anche relativamente al
numero di alveari, e loro stesse, almeno fino ad ora, si sono
moltiplicate in modo davvero soddisfacente. Sono animali generosi,
lo dico sempre.
E
le sicule? I telaini di covata delle sicule sono serviti a comporre
nuovi nuclei, con regina piemontese, e ora ne restano, delle
originali, solo due, che, spero, scompariranno entro breve: la
prossima settimana, con calma, farò gli ultimi nuclei della
stagione, utilizzando, appunto, le ultime sicule; poi, nel giro di un
paio di mesi, le nere fanciulle moriranno di morte naturale lasciando
il posto alle nuove. Tuttavia le palermitane hanno lasciato il
segno, e non solo su di me: probabilmente fuchi siculi, figli delle
nere regine, (miiii….), sono riusciti ad affascinare le
piemontesine belle e si notano alcuni alveari più abbronzati di
altri…
Nessun
rimpianto: l’esperienza è stata densa, da ogni punto di vista, e
istruttiva, e se mai mi troverò davanti un alveare un po’ troppo
nervoso, sarà una passeggiata, al confronto delle sicule guerriere.
Ora
è il tempo della sistemazione delle famiglie per l’autunno, adesso
si andrà a togliere, fra poco, gli ultimi melari, a visitarle ben
bene a una a una, guardando scorte, covata, salute; si pareggerà, si
faranno gli ultimi nuclei, come detto, si faranno i trattamenti
estivi e si lasceranno riposare le famiglie in modo che
ricostituiscano scorte e covata per l’inverno; andranno seguite
passo passo: sarebbe un errore lasciarle a se stesse proprio ora,
anche se viene la tentazione di rilassarsi e di lasciar fare, perché
ora insorgeranno, se devono, le malattie che la furia riproduttiva di
giugno e luglio ha tenuto lontano; la varroa trova ora il terreno
migliore: meno api, chè in questa stagione di molto si riducono le
famiglie, più acari per ape. Che pizza!
Ci
risentiamo per la distribuzione del biondo nettare.
Buona
estate a tutti quanti.
Adriano.
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