domenica 9 ottobre 2011

Adotta un alveare: Bollettino del 9 ottobre


Diceva Ovodio:

E qui de l’api l’ingegnoso istinto
Dirò, che in premio ottennero da Giove
Fin da quel tempo, che a i sonori bronzi
De’ Coribanti accorsero, e ne l’antro
Dittéo nutrir bambino il Re del cielo.
Sole però fra gli animali tutti
Hanno il tetto comun, comune i figli,
E patria riconoscono, e penati
Stabili, e fisse ed ordinate leggi:
E de l’inverno memori al travaglio
Attendono l’estate, e tutti poi
Pongono in serbo ed in comun gli acquisti.
Altre al vitto provvedono, e pe i campi
Vanno predando i fiori, altre nel chiuso
Seno de gli alvëar con le stillanti
Lagrime de i narcisi, e con la gomma
De le cortecce resinose a i favi
Pongono i primi fondamenti, e a i muri
Stendono sopra le tenaci cere.
Educan altre i pargoletti figli
Speme del popol lor, purgano alcune
E condensano il miele, e tutte poi
Del nettare söave empion le celle.
Molte ancora ve n’ha, cui tocca in sorte
Di custodir la soglia, e stan le nubi
Queste a vicenda speculando, e i venti,
O il peso alleggeriscono di quelle
Che arrivano da i campi, o fatta schiera
Scacciano i fuchi, neghittoso gregge,
Lungi da gli alvëar: l’opera ferve,
E olezza il mele d’odoroso timo.

[Georgiche - Libro Quarto]

   Allora non c’era varroa, né nosema o peste americana: le Alpi ed il mare attorno proteggevano da importazioni pericolose. Certo il rapporto con gli animali era ben diverso, a prescindere dalle api…
   Confesso: ancora non sono andato a ficcare il naso, e a mia giustificazione debbo dire che attendevo i venti- ventidue giorni canonici dall’ultima visita per verificare la situazione delle nostre, visto che in questa stagione non è salutare aprirle troppo ed in tre settimane, se c’è stato aumento di covata, si vede.
   Attendevo anche che l’anomalo caldo scemasse, ed ora lo ha fatto e non ho più scuse: da domani si lavora.  Aggiornerò, prometto, in tempi brevi.
   Adriano.

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