martedì 14 giugno 2011

Adotta un alveare - Bollettino del 7 giugno

Buongiorno.
Piove…
Forse qualcuno fra coloro che han fatto la danza della pioggia la scorsa settimana non sa di avere poteri davvero fuori dal comune…
Ma, fra piogge, blackout internettiani, temporali tropicali e nebbie autunnali siam qui, e siamo anche riusciti a sottrarre un po’ di acacia alle nostre, a smielarla e a restituire alle fanciulle i melari vuoti da asciugare.
Abbiamo dunque in maturatore i primi quaranta (circa) chili di acacia delle sicule.
Ora si tratta di lasciarla riposare, di schiumarla, di mescolarla e poi sarà disponibile.
Nel frattempo avrà anche smesso di piovere, si spera, e non fate la danza del sole!, così sarà possibile ritirare gli altri melari con l’acacia dentro o, se nel frattempo il castagno, fra uno scroscio e l’altro, avrà cambiato contenitore, dal fiore alla celletta, recupereremo un po’ di millefiori.

Due parole sul miele?
Il miele è stato per millenni l’unico alimento dolcificante, ma in realtà ha sempre avuto, assieme a questo utilizzo, e spesso in modo più rilevante, il connotato di un elemento curativo, se non addirittura di una panacea.
Nel secolo scorso, con le radicali modifiche intervenute nell’alimentazione, è stato soppiantato dallo zucchero raffinato, indubbiamente più pratico e che possiede produzione, conservazione e distribuzione più razionali, oltre a permettere, naturalmente, più vantaggi economici, soprattutto continuativi nel tempo.
Tuttavia esiste un preciso rapporto fra eccessi alimentari, riguardanti carne, grassi animali, sale e, appunto, zuccheri raffinati, e l’insorgenza di alcune malattie metaboliche come diabete, malattie cardiovascolari, e alcuni tipi di degenerazioni cellulari.
Lo zucchero, in particolare, è considerato dannoso perché risulta troppo eccitante, provoca fermentazioni intestinali, richiede, per essere utilizzato, l’uso, da parte dell’organismo, di vitamina B, che, non essendoci nello zucchero stesso, viene sottratta ad altri processi metabolici che quindi vengono squilibrati; provoca inoltre un rialzo della glicemia, un aumento del colesterolo e tende a far accumulare i grassi nei tessuti; per tralasciare il discorso riguardante carie e impoverimento dei Sali minerali tessutali.
Il miele non presenta nessuna di queste caratteristiche.
Quando le api portano il nettare all’alveare, esso è costituito, come abbiamo già detto, circa dall’80% di acqua. Nel processo di trofallassi, cioè il passarsi di ape in ape il raccolto, il nettare non viene solo asciugato, ma anche addizionato di enzimi, cioè a dire ingurgitato e rigurgitato, e in questo passaggio, ripetuto milioni di volte, arricchito di sostanze ghiandolari che lo fanno pian piano, diventare miele.
Queste secrezioni sono ricche di fermenti, fra le altre cose, e trasformano i polisaccaridi in zuccheri semplici; l’amido viene trasformato in glucosio, e il saccarosio viene mutato in glucosio e fruttosio: non è un semplice asciugamento, altrimenti non avremmo miele, ma nettare senz’acqua.
Il prodotto finale, ottimizzato e chiuso nelle cellette opercolate, è dunque una sostanza predigerita e quindi particolarmente assimilabile dall’organismo.
Il miele ha perciò un alto valore energetico, e bisogna sapere che il glucosio presente nel miele passa nel sangue più velocemente del saccarosio presente nello zucchero bianco, che è del resto privo di sostanze vitali; non provoca squilibrio metabolico, perché contiene il complesso vitaminico B e in particolare la vitamina B1, ed un gran numero di oligoelementi.
Nell’antichità veniva usato come unguento su piaghe e ferite, grazie alle proprietà antimicrobiche, e per la cura delle malattie dell’apparato digerente, e della pelle.
In Mesopotamia veniva usato come stimolante della circolazione e in ginecologia.
In Grecia erano note le proprietà cicatrizzanti, emollienti e veniva usato per il mal d’orecchi.
Nella cultura islamica ha molte proprietà terapeutiche, non ultima come rimedio contro la tubercolosi.
Fra i Nativi Americani viene considerato alimento energetico e rimedio per le affezioni dell’apparato digerente, respiratorio e urinario.
Nella nostra cultura il miele è universalmente riconosciuto come ricostituente  e valido per infiammazioni dell’apparato respiratorio.
Nei paesi dell’Est sono note sperimentazioni ospedaliere su cicatrizzazioni di ferite e ustioni anche molto estese con l’esclusivo utilizzo di miele di acacia.
Insomma, se ve la andate a cercare troverete una sterminata letteratura sulle proprietà e sui vantaggi dell’utilizzo del miele, di per sé o al posto dello zucchero raffinato.
Qualcuno ha anche affermato che rallenta il fisiologico processo di invecchiamento, ma magari ne riparliamo fra una trentina di anni…
E il nostro miele?
Il miele, si sa, possiede molte proprietà medicinali, perché il processo digestivo delle api conserva i principi attivi delle piante da cui deriva.
Il miele di acacia è particolarmente adatto a bambini e convalescenti; lavora sulle infiammazioni delle mucose, specialmente dell’apparato respiratorio e gastrointestinale. Sembra sia tollerabile, in piccole dosi, dalle persone diabetiche.
Qui non facciamo altri monofora, perché il castagno non è mai prevalente, né il tiglio.
Il millefiori sarà quindi composto, con proporzioni variabili negli anni, da tiglio, castagno, lavanda, rosmarino, rovo, solidago, alloro, erba medica, timo, ciliegio e da una varietà composta di erbe officinali coltivate attorno a casa, oltre che da tutte le fioriture che, nel corso della stagione, sembrano irrilevanti ma sono fortemente apprezzate dalle api, come ad esempio tarassaco, biancospino, tasso barbasso, malva, eccetera.

Per oggi basta così.
Piove ancora, governo ladro…magari se nei prossimi giorni continua così vi parlerò un po’ di altri utilizzi del miele, o magari del polline, o della propoli.
Speriamo venga il sole, però.
Adriano.