lunedì 12 settembre 2011

Adotta un alveare - Bollettini del 22 agosto e 2 settembre

22 agosto 2011.

Buongiorno.
Siamo in Africa, mi pare, o comunque ai tropici.
Tanti anni fa, in gioventù, mi trovavo a Benares, nella stagione sbagliata. C’era un’ondata di caldo simile, fatte le proporzioni, e il termometro di giorno era fisso su di una decina di gradi in più che adesso da noi, ma il dramma era la notte: scendeva di un grado o due, al massimo.
Ricordo che portavo la rete del letto sotto la doccia e dormivo –si fa per dire…- con un filo d’acqua che correva sulla schiena. 
Il tutto durò pochi giorni, per fortuna, e poi si scatenò di tutto.
Speriamo che il solito Giove Pluvio, da noi, sia meno estremista.

E le api? Povere, non possono neppure andare al mare, e allora si consolano con l’acqua che trovano in giro.
Da me, dato che il fiumiciattolo è in secca, trovano l’abbeveratoio dei cavalli.
Dalla mattina alle nove, circa, fino a sera quando il sole non è più feroce, c’è un’autostrada di api che dagli alveari va all’acqua e viceversa: un traffico mai visto, devo dire, in questi anni.
Portano acqua a casa, e son tutte con il sedere in aria a bere, e ronzano attorno ad aspettare un varco fra le altre per il proprio turno; come a luglio, ricordate?, ma peggio.
L’acqua serve per le larve, e quindi son contento che vengano a bere, significa che c’è covata, e questo è buono. Qualche giorno fa ho fatto il trattamento con l’acido ossalico gocciolato e quindi ho aperto tutti gli alveari, e, già che c’ero, dato un’occhiata rapida.
Sembrano stare tutte bene, tranne un paio di nuclei di bionde che non si sono espansi come di dovere, hanno tutte scorte di miele e polline, sicchè per ora non serve nutrire.
Ma, aprendo le sicule, ragazzi!, col caldo che fa e gli alveari forti come sono e la scarsità di bottino che c’è, erano più imbufalite del solito, e davvero non mi hanno permesso di accedere, e siccome dovevo dare l’ossalico, ho preferito chiudere e rinviare la visita a tempi migliori, anche perché, con 34 gradi all’ombra, stare al sole dentro la tuta non è l’aspirazione che tutti hanno.
Dunque, per ora, tutto sembra andare bene, e, dato che la prossima settimana avremo, dicono, un brusco calo di temperature, oltre ai temporali conseguenti, invierò news più precise allora.

Il miele è disponibile, lo sapete, ma ho commesso la leggerezza di non acquistare i barattoli a tempo debito, sicchè ora sono senza, e le vetrerie son chiuse per ferie: andrò a fare il carico al primo di settembre e poi imbarattolo tutto, così, se volete, potremo organizzare un’altra merenda, o magari solo un incontro fra amici, verso il dieci-quindici.
La proporzione, per il miele “siculo” è di un chilo di acacia ogni quattro chili, datosi che su centoventi chili totali ne abbiamo trenta di acacia.
Ho già consegnato, senza segnare specificamente a chi, poi ci pensate voi, una quindicina di chili al GAS; ho segnato chi ne vuole più della sua quota, anche dello scuro di castagno e rovo.
Slurp!
Mi par d’aver detto tutto quel che avevo da dire, ma ora guardate qua:

cheesecake al miele al profumo di lavanda.
Per 6 persone.
200 gr di biscotti di pasta frolla, 5 cucchiai di burro sciolto, 3 cucchiai di fiori di lavanda secchi, racchiusi in un sacchetto di tela, 170 gr di miele di acacia, 230 gr di formaggio molle magro, 3 dl di panna da montare.

Per la base, prendete i biscotti e sbriciolateli molto finemente, versate le briciole ed il burro fuso in una ciotola e amalgamate bene, quindi trasferite il composto in una tortiera di una ventina di cm di diametro con il  fondo staccabile e pressatelo bene con un cucchiaio di metallo; infine riponete in frigorifero per almeno un’ora.
Per l’infuso di lavanda, fate sciogliere un paio di cucchiaini di miele con lo stesso quantitativo di acqua ben calda ed immergetevi il sacchetto con i fiori. Lasciate un quarto d’ora in infusione e poi strizzate il sacchetto.
Battete quindi il formaggio ed il miele rimanente in una terrina, ad ottenere un impasto omogeneo, che renderete più soffice aggiungendo poco per volta l’infuso di lavanda.
Montate la panna ed aggiungetela al composto un po’ alla volta, mescolando con grande delicatezza.
Versate il tutto sulla base e lasciate in frigorifero almeno 4 ore, fino a che si è ben solidificato.
Volendo, si può decorare la torta con fiori di lavanda secchi.





Buongiorno.
Sembra che io non sia stato chiaro, riguardo al miele, sicchè rieccomi sull’argomento.
Il miele fatto dalle sicule, le brune, cioè, è a disposizione in questa proporzione: per un chilo di acacia ce ne sono tre di millefiori, che è comunque molto chiaro.
Tuttavia ho anche del millefiori scuro, fatto dalle bionde, che contiene castagno e, soprattutto, rovo, ed è aromatico più degli altri. 
Se qualcuno lo desiderasse, e a molti piace, lo dica e posso darlo al posto del millefiori chiaro.
Nei prossimi giorni imbarattolo, sono andato a comprare i vetri in vetreria perché ero senza anche per me, e poi il miele sarà lì, da ririrare.
Se conservate i barattoli la prossima volta li riutilizziamo, basta cambiare i coperchi e sono come nuovi; se ne avete adesso li ricevo volentieri in cambio.
Poi: a me risulta di aver consegnato, a varie persone e in varie riprese, un chilo qui, mezzo chilo là, in totale sedici chili, e non ricordo di che tipo e non so a chi sia andato.
Per il gas resterebbero quindi trentadue chili da consegnare, diciamo quindi otto di acacia e 24 di millefiori chiaro; posso darli a Gianfranca, che vedo la prossima settimana. 
Se volete integrazioni o variazioni ditelo pure che provvedo.

Ma guardate qua:
Pesce tailandese in agrodolce.

X 4 persone:
un pesce a polpa bianca di circa due chili,
2 rametti di citronella,
3 spicchi d’aglio,
una radice di zenzero fresca,
un peperoncino rosso fresco e un po’ di semi secchi,
un peperone verde,
un limone, o, meglio, un lime,
basilico tritato e in foglie, 
mezzo cucchiaio di sale marino grosso,
6 cucchiai di miele di acacia.

Prendete un grosso tegame e rivestitelo con un foglio di alluminio sufficiente ad avvolgervi il pesce, e praticate, con un coltello ben affilato, tre tagli lungo il fianco di quest’ultimo.
Preparate la marinata: tritate la citronella e ponetela in una ciotola con l’aglio schiacciato, lo zenzero a pezzetti, il peperoncino, il succo di limone ed il basilico tritato; mescolate bene e lasciate riposare.
Mettete poi in un’altra tazza i semi secchi di peperoncino, il miele, qualche cucchiaio di acqua calda e mischiate fino a sciogliere il miele: una parte di questa salsa va tenuta da parte da aggiungere al pesce al momento di servire.
Distribuite poi sul pesce la salsa di peperoncini rimasta e spennellate metà della marinata; riempite il pesce con altre foglie di citronella e uno spicchio di aglio intero, e spolverate quindi da una parte e dall’altra con il sale marino.
Sigillate il pesce nell’alluminio e passate nel forno, che avrete già portato a 200 gradi, per un quarto d’ora, poi aprite e aggiungete la salsa rimasta; richiudete e reinfornate per altri dieci minuti.
Servite su un piatto da portata cospargendo di foglie di basilico e lasciando a disposizione la salsa avanzata.
Piatto elaborato per le grandi occasioni…