giovedì 2 agosto 2012


Adotta un alveare: bollettino n. 11.
3 agosto 2012.

Buongiorno, eccoci qui, a confermare la frequenza, davvero assidua!, di diffusione di queste righe.

Abbiamo smielato, e, come previsto, abbiamo un ottimo millefiori; la maggior parte dei telaini erano arcobaleno: acacia, tanta davvero, contornata da ricami di tiglio, di un bel color rosato, castagno, giallo scuro e altre varietà. Ho isolato un po’ di telaini, quelli che si presentavano omogenei, e un poco di acacia c’è, invero, ma la più parte è confluita nel millefiori.
Ora, ben chiuso nei maturatori, il miele riposerà per almeno tre settimane, verrà schiumato e mescolato in giorni di fiori e infine, verso la fine del mese di agosto, imbarattolato e consegnato.

A proposito dei millefiori così chiari che paiono acacia, vi racconto un episodio.
Anni fa, e per parecchio tempo, ogni anno partecipavamo ad un concorso di mieli dei Parchi Liguri, e ogni anno, dopo selezioni e analisi, c’erano le premiazioni. Per la cronaca, abbiamo sempre passato le selezioni, per l’umidità, la purezza, la non contaminazione, e via dicendo; sempre ottenuto riconoscimenti e spesso anche il massimo concesso: le “tre api”, che poi sui diplomi, massima onta, per svista del tipografo, erano in realtà tre vespe…
Consegnando i campioni di miele, l’apicoltore dichiarava se fosse acacia, millefiori, melata.
Sul mercato, si sa, l’acacia è ritenuta un miele di maggior pregio.
Un anno, siccome io smielo tutto da solo, e mi guardo telaino per telaino, avevo presentato un campione di acacia, uno di millefiori chiarissimo, uno di millefiori scuro. Il secondo era davvero chiaro, ma durante le operazioni di smielatura i telaini aperti contenevano chiaramente acacia, davvero bella quell’anno, e ciliegio, rosato e profumato. Ero contento di presentare un millefiori davvero raro. Ebbene, mi hanno cassato sostenendo che avevo dichiarato il falso: quel millefiori era invero acacia, secondo i giudici; strabiliavo: la mia acacia, presentata contestualmente, era molto più chiara: quell’anno era al livello di quella dello scorso anno, e ve la ricordate, praticamente bianca. Non ci fu nulla da fare: avvenne uno scambio di lettere, fra me ed il presidente della giuria, nelle quali sostenevo le mie ragioni, oltrechè il concetto che, di solito, per imbrogliare si fa l’opposto, si presenta, cioè, un millefiori chiaro per acacia. Nulla: mi presi anche dell’incompetente, non andai a ritirare i premi ottenuti per gli altri campioni e smisi di andare a quel concorso, anzi, a qualsiasi tipo di concorso.
Da qualche parte mia moglie ancora conserva i diplomi, e un anno anche La Stampa, inteso come giornale, parlò di noi: o vanitas vanitatum!
Ma le api se ne fregano di queste cose, e ora sono totalmente dalla loro parte.

Le nostre han lavorato egregiamente, nonostante tutto: hanno prodotto, in totale, molto più miele dello scorso anno, anche relativamente al numero di alveari, e loro stesse, almeno fino ad ora, si sono moltiplicate in modo davvero soddisfacente. Sono animali generosi, lo dico sempre.
E le sicule? I telaini di covata delle sicule sono serviti a comporre nuovi nuclei, con regina piemontese, e ora ne restano, delle originali, solo due, che, spero, scompariranno entro breve: la prossima settimana, con calma, farò gli ultimi nuclei della stagione, utilizzando, appunto, le ultime sicule; poi, nel giro di un paio di mesi, le nere fanciulle moriranno di morte naturale lasciando il posto alle nuove. Tuttavia le palermitane hanno lasciato il segno, e non solo su di me: probabilmente fuchi siculi, figli delle nere regine, (miiii….), sono riusciti ad affascinare le piemontesine belle e si notano alcuni alveari più abbronzati di altri…
Nessun rimpianto: l’esperienza è stata densa, da ogni punto di vista, e istruttiva, e se mai mi troverò davanti un alveare un po’ troppo nervoso, sarà una passeggiata, al confronto delle sicule guerriere.

Ora è il tempo della sistemazione delle famiglie per l’autunno, adesso si andrà a togliere, fra poco, gli ultimi melari, a visitarle ben bene a una a una, guardando scorte, covata, salute; si pareggerà, si faranno gli ultimi nuclei, come detto, si faranno i trattamenti estivi e si lasceranno riposare le famiglie in modo che ricostituiscano scorte e covata per l’inverno; andranno seguite passo passo: sarebbe un errore lasciarle a se stesse proprio ora, anche se viene la tentazione di rilassarsi e di lasciar fare, perché ora insorgeranno, se devono, le malattie che la furia riproduttiva di giugno e luglio ha tenuto lontano; la varroa trova ora il terreno migliore: meno api, chè in questa stagione di molto si riducono le famiglie, più acari per ape. Che pizza!

Ci risentiamo per la distribuzione del biondo nettare.
Buona estate a tutti quanti.
Adriano.

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