lunedì 2 maggio 2011

Adotta un alveare - Bollettino del 30 aprile 2011

Buongiorno a tutti.
Come si temeva, è arrivato un periodo freddo.
Che succede negli alveari quando fa freddo?  Dipende: dalla stagione, naturalmente, da quanto freddo fa, dalla durata del freddo, e via dicendo.
Ma, al di là di ogni variabile, le api, col freddo, fanno come noi, ipotizzando una situazione in cui non si possano accendere termosifoni o camini: si stringono le una alle altre.

Durante la stagione invernale, almeno nei nostri climi, si mettono tutte vicine vicine, con la regina nel mezzo, in una formazione che si chiama “glomere”, più o meno a forma tondeggiante, e fanno questa cosa: quelle che son fuori, nella parte esterna del glomere, e che quindi si raffreddano in fretta, dopo un po’ si spingono all’interno, lasciando il compito alle altre, che danno loro il cambio, e così via, in una rotazione lenta e continua.
Pensate che, anche se la temperatura esterna va sottozero, all’interno del glomere resta una costante di circa 30 gradi.
Tutto ciò costa, ovviamente, in termini di energia, e quindi le scorte vengono a poco a poco consumate, aspettando che il generale Inverno decida di concedere tregua.

Ma ora non siamo in inverno, direte voi; quindi, niente glomere! 
Esatto, tuttavia la tendenza allo stringersi resta: per mantenere calda la covata ci vogliono tante api, che la coprano, fisicamente, che la proteggano dagli sbalzi di temperatura; ora, in questa stagione la covata si estende, nei nostri alveari siculi, su cinque-sei telaini, sui nove che ci sono all’interno della casetta.
Magari nei più forti si allarga anche a sette.
E se per caso la temperatura scende troppo e non ci sono api a sufficienza a coprirla tutta?
L’alveare ragiona per la sopravvivenza: non resta che sacrificare…
Ci sono stati anni in cui trovavo, al di fuori dell’alveare, mucchietti di api neonate, larve, pupe, e non capivo che cosa fosse successo, dato che, aprendolo, la famiglia risultava sana ed attiva: semplicemente la famiglia aveva deciso di riscaldare una parte soltanto della covata, in modo da preservare quel che fosse possibile preservare, e di sacrificare il resto.
A noi può sembrare un gesto “disumano”?
Beh, in effetti sono insetti, tuttavia la meraviglia sta nella decisione presa collettivamente, e nell’esecuzione di un atto finalizzato e, per dir così, intelligente: come del resto ne vedremo molti altri, parlando di api.
Le api fanno così, e da quando l’ho scoperto ho meno problemi a sacrificare i favi di larve di fuco per preservare la famiglia dalla varroa.
Tocca ragionare come un’ape…

Ma, tornando a noi, il freddo di questi giorni avrà creato scompensi alle nostre palermitane?
Non lo so; domattina, se Giove Pluvio si prende la domenica libera, vado a vedere, chè dovrei proseguire con il “pareggiamento”, controllare le covate, sostituire alcuni telaini vecchi con nuovi da costruire, spiare se per caso, nonostante la giovane età delle regine, non vi siano segnali di febbre da sciamatura prossima ventura: non credo, anche perché i meteoesperti non danno un miglioramento del tempo nei prossimi giorni, e le api non partono, sapendo che ci sarà brutto.
Si collegheranno a MeteoValbormida?

Oggi pomeriggio piove e fa freddo, così , dopo aver preparato e pulito gli escludiregina, che spero di usare a breve (poi vi spiego), mi sono messo a scrivere: magari la prossima volta vi dico due parole sulla sciamatura, uno degli spettacoli più belli che le api ci possono regalare ma, per l’apicoltore molto focalizzato sulla produzione, una sciagura.
Penso che iniziate a sospettare che io non appartenga a quest’ultima categoria, e temo abbiate ragione.
Grazie per i bei commenti a queste mie note: fa piacere.
Adriano.

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